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La questione europea: Vince chi crede che il cambiamento dipenda dall’opinione pubblica!

Il forum AESI del 4 Febbraio
2014, avvenuto presso la Sala delle
Bandiere (sede del Parlamento
europeo – Roma), ha stimolato in me
diverse questioni che sento di
esporre pubblicamente affinché
possano produrre ulteriore
riflessione nelle menti di chi vi
presti attenzione.

Tale incontro nasce dall’esigenza di
preparare i corsisti all’argomento
che sarà trattato durante il
seminario, nonché l’evento formale
che vede ospiti di discussione un
equipe di prestigio che relaziona in
merito ai temi determinati,
ovviamente di natura europea. Il
forum in questione presentava il
focus “Politica estera comune:
aggiornamenti e speranze”.

Durante il dibattito avvenuto fra
relatori e corsisti è stato citato – dal
presidente Aesi Professor Caneva –
il celebre film “Un uomo per tutte le
stagioni”, riportandoci l’esempio di
Thomas More, filosofo illuminato e
uomo integerrimo, il quale accetta
di essere decapitato pur di non
contrattare il suo pensiero (“fedele
servitore del re, ma prima di Dio”).
Non poteva esserci esempio più
appropriato di questo per dimostrare quanto sia necessario
possedere un proprio ideale, per il
quale bisogna esser disposti a tutto
pur di proteggerlo, altrimenti ne
risulteremmo scevri di conseguenza.
Durante lo stesso incontro
l’ambasciator Pietromarchi ha posto
l’accento sull’importanza
dell’opinione pubblica, ripetendo
diverse volte la necessità di partire
dal basso per sperare in un
cambiamento e che, di conseguenza,
le istituzioni non possano favorirlo
in modo radicale. Non si parla
d’inefficienza di queste ultime, ma
di ruoli che andrebbero rivisitati
qualora si voglia concretamente
parlare di democrazia.

Con questo articolo esprimo il mio
sostegno a favore della teoria
dell’ambasciatore a proposito
dell’importanza di un cambiamento
che trovi il suo spin doctor dal
cittadino, dal popolo e mi discosto
nettamente da tutti quei politici e/o
politicanti che snobbano tale
argomento.
Siparlatanto–esenéèparlatoa
lungo durante il forum – di
principio di sussidiarietà, di
solidarietà, di opinione pubblica, ma
veramente né si conoscono i valori?

A tal proposito, è possibile attribuire
causa di queste problematiche a una
scarsa informazione rispetto agli
eurotemi a livello di audience
nazionale?

Dunque, è vero che nascono sempre
più spazi pubblici eurotematici – un
esempio concreto è l’AESI – ma,
spesso racchiudono un élite di
cittadini favorendo quella che
denominerei ‘in-formazione di
nicchia’; mentre, l’opinione pubblica
è l’audience, per cui sono necessari
altri mezzi in grado di raggiungere
più persone e più pensieri possibili
nello stesso momento.

Ora, contestualizzando il forum del
4 Febbraio, le diverse teorie e
posizioni in merito all’argomento di
sussidiarietà, di scollamento
istituzioni-società civile ecc., alla
situazione attuale che ci vede vicini
e preoccupati dell’affluenza alle
urne per le elezioni
europarlamentari, credo che: se
davvero si ha la volontà di
avvicinare il cittadino nazionale al
sentimento europeista, abbiamo il
dovere di dare rilevanza e
importanza alla loro opinione in
merito e di conseguenza impegnarci
a comunicare con loro.

Raffaella Rubino 

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